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Hanno detto di me e dei miei dipinti su tela


Forme, Anime, Colori. Visi, ritratti lacerati dall’arsura della vita terrena. Visi aridi, dolci infantili, sereni e crudi, veri reali e fantastici, ma sempre reali. Anime in attesa di cogliere quel frutto di un seme sparso, non importa dove. Poesia di un mondo lontano, antico. Nostalgie di un uomo che crea l’uomo. Immagini/occhi che sanno cogliere l’istante/rappresentato momento di un mondo presente e assente Storia, comunque storia. Grafie di visi ignari di memorie che rimangono. E’ questa la potenza, la forza del gesto pittorico. Come quando la poesia è capace di annullare la ragione e l‘immaginario di creati trascendentali portano alla ricerca di un riflesso di un voler essere nella storia, specchi del nostro passato, riflessi di vite che hanno vissuto la terra. Visi genuflessi riflessi di una natura immanente ma pur sempre eterna. A nulla valgono le parole, le rappresentazioni parlano da sole, ma solo un augurio e un caro saluto perché nel cuore di chi crea non muoia mai la cosa più cara: la libertà. Con umiltà

Nicola Condello, 2003


Se l’intenzione di Renzo Turino era quella di suscitare emozioni nei Francavillesi, di stupirli con le sue creazioni egli c’è pienamente riuscito. Non conoscevamo questo lato nascosto, questa passione segreta per la pittura da parte dell’autore, che tra l’altro non vive a Francavilla, ed anch’io come tanti altri sono rimasto meravigliato dalla sua abilità raffigurativa. Le sue figure, i suoi volti, sembrano staccarsi dalle pareti prendere vita, forma e calore. Ed allora vedi volti di tipi caratteristici del paese, momenti di quotidianità, scorci paesaggistici che suscitano nell’osservatore la nostalgia di un mondo oggi profondamente cambiato. Il pennello è nelle mani di Renzo una penna, la tela una poesia (vedi le vecchiette della “ruga” chiacchierare, Mastro Totò tagliare i capelli) momenti che erano finiti nell’oblio e che oggi grazie a Renzo ci tornano in mente con tanti rimpianti. Renzo Turino non è un Francavillese di sangue tuttavia egli oggi propaganda e trasmette quella “Francavillesità” che lo ha ispirato nelle sue creazioni. Continua a regalarci altre emozioni Renzo!

Lorenzo Malta, 2003


La pittura è espressione di arte popolare… Non deve avere un mediatore che la spieghi. Turino è un artista che arriva subito alla meta. La sua pittura ha un effetto immediato e la pennellata scorrevole non racchiude alcun “cervellotico” messaggio da tramandare. Insomma è vera e genuina espressione artistica.

Augusto, 2003


Con vera ammirazione e stima per il grande lavoro di ‘ricostruzione’ che si legge attraverso i volti, della vita, del quotidiano di un piccolo paese come il nostro. C’è veramente Francavilla dentro ad ogni tratto

Caterina, 2003


Renzo Turino è nato in un piccolo paese del Monferrato, terra di contadini sanguigni che sanno di lavoro dei campi, di mietitura e di dolci colline di vitigno buono, di nebbia e di spazi aperti. Si avvicina alla pittura giovanissimo senza una scuola specifica e da autodidatta segue il suo istinto e la sua passione che lo porterà a raggiungere livelli di tecnica pittorica che solo chi è naturalmente dotato può raggiungere. Gli studi prima e l’impegno professionale poi gli tolgono il tempo che avrebbe voluto dedicare all’arte, ma riesce nonostante tutto a ritagliarsi uno spazio dove continuare questa sua passione che a volte tocca aspetti veramente interessanti specie nelle tematiche della sua terra, con rielaborazioni filtrate dalla memoria ma incredibilmente realistiche, plastiche quasi palpabili. Questa mostra dedicata a Francavilla e alla sua gente può semrare strana per un uomo nato e cresciuto al nord in atmosfere lontane e diverse o forse terribilmente simili. Ma sono stati i suoi affetti familiari a fargli scoprire in tempi ormai lontani un pezzo… di Monferrato in questa parte di Calabria. Qui infatti Turino riscopre visi, espressioni, angoli di paese che gli ricordano visi e luoghi del suo passato vissuto e mai dimenticato. E il tentativo di rielaborare sulla tela il passato gli riesce così bene come può riuscire solo a chi ama le cose e le persone per ciò che sono con i loro difetti, i loro pregi e le loro contraddizioni e non per ciò che vorremmo che fossero. La Patria, in fondo dice il poeta, non è dove si nasce ma dove si creano gli affetti. E questi affetti creati dall’artista prendono corpo e vitalità nelle sue tele cariche di sentimento e affetto nella ricerca paziente della storia, piccola certo, e dei suoi protagonisti, minori certamente,di un piccolo paese o forse di un mondo che lui ha creato nella sua mente. Turino infatti, ha una sua capacità innata di raccogliere in uno sguardo distratto una storia, una tristezza dolce, un dramma nascosto o un sogno infranto e scioglierlo sulla tela grazie ai talenti di cui la natura gli ha fatto dono. I colori allora diventano dialogo, racconto, trasmissione di emozioni momentanee che il mistero dell’arte e della pittura in particolar modo fanno diventare eterni. C’è tutta una passione sottile e un affetto sincero in questa raccolta di ritratti di personaggi di paese, di cui lui conosce la superficialità di una vita vissuta ma percepisce ugualmente le vicende di ognuno. Artista che sa ascoltare e metabolizzare per poi restituirci il tutto in prospettiva diversa, nuova e coinvolgente . E questo è il senso e il significato dell’arte: raccogliere ciò che a noi non appare e tradurlo nel linguaggio dei colori in fotogrammi di un film magicamente costruito e universalmente riconosciuto. Allora i visi, gli occhi, le rughe sulla fronte acquistano vitalità e la luce finemente piegata, elaborata e proiettata sui volti apre scenari nascosti e mondi che ritenevamo ormai dimenticati. Le tele di Renzo Turino parlano, raccontano, dialogano in una favola antica e moderna dove ognuno di noi riscopre un pezzo della sua vita, una speranza coltivata, una storia mai cominciata, un luogo dove un giorno pensò di fare (ma cosa fare?), una strada ormai scomparsa che era la vita di ogni giorno, un vicolo dove sparire, un insieme di tetti, e di tegole che vedevi dall’alto e allora il mondo ti appariva enorme. C’è nelle sue opere una ricerca attenta dei particolari fatta con eleganza e raffinatezza che non sfugge ad un occhio attento, che costa la fatica della cose semplici. C’è una magistrale capacità di catturare, in armoniosi tocchi del pennello, la difficoltà dell’esistenza. Le sue opere sono comunque una finestra aperta sul passato che vive negli angolo più nascosti del cuore di queste figure di donne avvolte in scialli neri diafane, impalpabili, sfuggenti e coinvolgenti insieme, testimoni lontani di un tempo antico. Angoli nascosti ma non allo sguardo dell’artista che in lievi passaggi del pennello che sembrano carezze ferma la vita, la storia, le vende umane, i sentimenti del tempo. Colori essenziali, caldi, vivi e pulsanti che raccolgono la solitudine infinita delle giornate di stagioni tristi o le poche gioie timorosamente mostrate, ma sempre genuine e spontanee come solo le donne e gli uomini di questa terra sanno essere. In fondo la coscienza del proprio essere che Turino sa abilmente interpretare e forse capire nella profondità del sentimento per l’amore spontaneo che gli nasce dall’anima e che non riesce a nascondere nelle sue opere per questo paese e la sua gente. Per cui le tele dell’artista non sono un episodio o una fotografia di un attimo ripresa distrattamente di un giorno qualunque, in un momento qualunque, in un viso qualunque, ma racconto accattivante, immaginifico in cui la forza dei colori sapientemente dominati e la tecnica innata ci fanno quasi sentire gli odori, i sapori, i profumi di un epoca che eppure ognuno di noi ci portiamo dentro a volte come peso. Epoca che rivive per un attimo e ci fa pensare. Francavilla allora con i suoi angoli particolari come luogo del vissuto, come ricordo, memoria di anni che il tempo corrode lentamente. Angoli che l’artista ripropone spogliandoli dal degrado ambientale per restituirceli nella loro magnifica naturalezza. Giochi di colori fortemente espressivi nelle diverse tonalità che ci presentano un paese nuovo, diverso per alcuni aspetti ma immutabile nel suo fascino. Personaggi testimoni del tempo, volti che sanno di vita vissuta, segnati dal lavoro, cicatrici dell’anima che si intravedono nella luminosità dello sguardo, rughe che raccontano mille storie, mani callose fermate solo per pregare. Renzo Turino ci trasmette così con le sue tele, con i suoi colori, con i suoi talenti che la natura gli ha dato, un pagina di poesia dolcemente sciolta in emozioni senza tempo , in languide melanconie struggenti. Pittura semplice, espressiva , ricercata e attenta al particolare. Pittura coinvolgente per cui non si può uscire da una personale dell’artista senza sentirci un po’ diversi. E per questo bisogna dire grazie a Renzo Turino per aver in fondo risvegliato quella Francavillesità dei nostri padri di cui è necessario riprendere coscienza ed essere dignitosamente orgogliosi.

Dott. Romeo Aracri, 2003

Ritratti. Gente in tempesta e Altri.  Rivarolo, 15.03.2008

I dipinti di Renzo Turino fanno notare tratti particolarmente nuovi e altre caratteristiche da come siamo abituati,  in questo momento dall’arte contemporanea.

Il linguaggio delle forme è volutamente realista e anche se in un primo tempo ci appaiono silenziose, sono piene di  racconti.  Si ottiene questa impressione osservando la prima parte della mostra, dove  sono esposti  una  parte dei lavori precedenti:  gli “Altri” ritratti, gente non in tempesta, ma ben radicata in una dura vita contadina che scorre al ritmo delle stagioni e dà stabilità e forza d’anim*o ; in ritratti di familiari dai quali spruzzano scintille di tenerezza.

L’arte dei dipinti di “Gente in tempesta” sta  nell’atto di mediazione tra le sofferenze delle vittime innocenti delle attuali guerre e lo spirito e l’anima dell’osservatore. Ogni opera si può considerare come autonoma, ma è , nello  stesso tempo, legata a tutte le altre da un lungo e veemente processo di creazione .

L’osservatore viene coinvolto in questo processo e può sentire tutta la gamma delle emozioni, che va dallo sgomento all’ira, dalla paura all’abitudine alla guerra, alla quotidianità degli orrori e finalmente alla speranza.

L’arte di Renzo Turino colpisce per la concentrazione e la compassione che l’artista prova per i suoi soggetti ed è sostenuta  da  un profondo spirito di amicizia e di fratellanza che sfiora la spiritualità. L’artista ha un concetto che non soffre di cerebralità e si esprime in quest’ambito in modo assolutamente empirico.

Esco da questa mostra con un confermato desiderio di agire , se l’uomo non è un pedone nella mano di un onnipotente giocatore di scacchi, allora lui è forse qualcosa di più importante: un essere su cui incombe una vera responsabilità  –  assumere il suo ruolo in una funzione universale.

Gloria

Osnabrueck, Pasqua di Resurrezione 2008

INCONTRO CON UN ARTISTA

Renzo Turino, Pittore. Potrebbe essere la didascalia di una mostra di pittura. Ma, forse, dire pittore non è precisamente esatto. Perché bisognerebbe dire Renzo Turino: un artista, ovvero un uomo che si serve della pittura, così come altri si servono della musica, della voce , dell’architettura per dare forma ad espressioni interiori che, appunto, anche con la pittura, emergono dal profondo dell’intimo in un rincorrersi continuo per dare corpo con il colore, la prospettiva, la profondità, a figure e a situazioni fotografate dalla realtà.

Dire fotografate penso sia esatto in quanto la pittura di Renzo è fotografica, anche se …. Anche se sarebbe riduttivo se ci si fermasse al solo aspetto visivo che ovviamente cattura subito l’attenzione di chi osserva i suoi quadri.

Ed è così che nella mostra allestita in questo fine inverno od inizio primavera 2008 a Rivarolo, si può cogliere e scoprire come già il titolo anticipa “Gente in tempesta e altri”, l’artista Renzo

La mostra si articola in due sale contigue o meglio comunicanti tramite una terza sala. Nella prima sala è esposta la parte definita “Altri” ovvero in una simbologia interpretativa in “Altri” si può cogliere la parte esteriore, l’elemento subito visibile come in Renzo così in ciascuno di noi : il corpo.

In questi “Altri” s’incontra Renzo Turino con la sua tecnica pittorica nella proposizione di situazioni (gatto con la sua Ilaria bambina,) o forme (muso di uno splendido cavallo) ed altre forme ancora che contribuiscono a presentarci il Renzo pittore: tecnica, colori, forme.

Dopo questa prima parte introduttiva e simbolicamente quasi purificatrice, si può accedere alla seconda sala dove sono esposte le opere definite “Gente in tempesta”. E qui si entra non solo nella seconda sala espositiva, ma, si entra di fatto, nell’animo dell’artista. Si entra in quell’intimo, di cui si è detto più sopra, che vivifica i personaggi e le situazioni raffigurate. Per cui “Gente in tempesta” rappresenta , nelle tele esposte, innanzitutto il nocciolo dell’animo di Renzo, perché è li che egli trova lo spunto che lo conduce attraverso l’analisi alla presa di coscienza di una realtà dura sofferente, una realtà che nella sua durezza non risparmia né vecchi né giovani né donne né uomini. Una realtà di sofferenza creata e voluta da chi il potere crede di averlo e lo usa senz’altro per portare dolore e non felicità, divisione e non unità, odio e non amore. Ed allora le rughe dei volti Afgani parlano, dalla loro bellissima realizzazione pittorica, di dolore, di sofferenze senza conoscerne il perché.

Ma è l’animo dell’artista Renzo che si pone la domanda: perché?!  Perché non si può vivere in armonia, in serenità con una autentica e duratura felicità dovuta al fatto di  sapersi attori, protagonisti  unici  e non comprimari di un progetto che una entità al di sopra di tutti noi  ha predisposto e che per la sua realizzazione ha bisogno dell’operare in pace di ogni uomo, sua immagine e somiglianza. Così Renzo in alcune tele raffigura il suo, il nostro sgomento, di fronte ad un potere che si contrappone con violenza e prevaricazione del progetto. Poi dall’animo di Renzo emerge, pian piano la speranza che si trova raffigurata in volti di fanciulle intente a scrivere, sino al bimbo che a braccia allargate a crocifisso ed inerme, si erge di fronte a degli strumenti di distruzione e di morte quali sono i carri armati.

Questo in sintesi, è l’incontro con Renzo Turino: un artista. Perciò si deve chiedere di continuare il cammino intrapreso, partendo dal suo animo sensibile e disponibile, invitandolo a portare alla luce e a raffigurare su tela degli stati d’animo che in sintonia o in contrapposizione, ci parlano comunque del progetto o meglio ancora del senso che dovrebbe avere l’umanità in esso.

PIER         

Gente in tempesta e Altri

Ogni Quadro di Renzo Turino riproduce una fotografia, scattata da lui stesso. Ci si potrebbe chiedere a cosa serve realizzare un’immagine che esiste già su pellicola, ma è proprio il passaggio da un supporto all’altro che rivela il cuore della sua arte: l’attimo catturato dalla fotografia, congelato, immutabile, sulla tela si anima. Gli sguardi, gli oggetti, le rughe su un volto: tutto è illuminato da una luce che, a differenza di quella che colpisce l’obbiettivo di una macchina fotografica una volta per sempre, non resta uguale a se stessa, immutabile, ma cangia, seguendo lo sguardo dell’osservatore. Una foto la si può solo guardare, ma, sui ritratti di Turino, le regole si invertono: è lo spettatore a diventare oggetto della curiosa attenzione (o del silenzioso, disperato appello)  degli occhi che si sporgono fuori dalla tela.  Il dettaglio non è lì per ricordarci quanto sia accurata la mano del pittore (cosa che in ogni caso, ci lascia ammirati) ma per permetterci di esplorare la tela in libertà, alla ricerca di quel che la pennellata codifica sotto le specie della sfumatura, del colore, della pennellata.  Sollevato il velo, spogliata la pittura di ogni particolarismo, si raggiunge l’essenziale: l’intensità sfuggente di un pensiero, un gesto, un dolore o una gioia; emozioni che, condensate sotto la tela, turbinano e turbano, non appena si smuove un po’ la superficie che ci separa da quella gente in tempesta e quei volti – così familiari- dai quali siamo scrutati con impaziente cortesia, come stessero aspettando la risposta a una domanda che da tempo abbiamo dimenticato.

Enrico Belli

Rivarolo, 30/03/2008

RENZO

                         Ho visto subito, con piacere ed interesse, il video, di cui mi hai inviato il link della tua intervista.  Associata alle belle immagini dei tuoi capolavori, e voglio, nero su bianco, manifestarti i sentimenti che provo.

A te va:

-      La riconoscenza per essere stato l’unico  “Piemontese”, dopo l’unità d’Italia a scendere nel “Paese del Drago” e cogliere l’essenza della mia gente ed integrarti con coinvolgente amore divenendo un  “TORINESE / FRANCAVIdUOTU”

-      La gratitudine per aver RITRATTO una lunga storia di duro lavoro, di privazioni, di dignitosa umiltà, e lo hai fatto non solo con il tuo indubbio e notevole talento artistico, ma soprattutto con l’immenso trasporto umano proprio dei veri compagni: hai demolito i confini che ancora oggi stentano ad essere superati

A  Francavilla, la casa “Foca Torchia” non contiene un Museo Permanente, ma una vera e propria Casa Museo, di una storia ritratta nelle persone, negli scorci urbani e nei momenti di vita che sembravano destinati all’oblio. Tu lo hai impedito attraverso la produzione delle tue Opere che ci regali, ricordandoci chi eravamo. Il passato può essere dimenticato, la storia no, cammina con noi e ci guida.

Questo è l’insegnamento di cui hai voluto farci omaggio, questo patrimonio va divulgato!

Ti rinnovo il sincero affetto che sento per te e ti assicuro che è un enorme piacere averti conosciuto, l’essere contemporanei e condividere gli stessi sentimenti ideali.

Un forte abbraccio

                             Amerigo Fiumara

Vibo Valentia, 21/09/2019


Le cose più belle del mondo non si possono vedere o toccare, si sentono con il cuore.

— Antoine de Saint-Exupéry

La vera bellezza dell'arte risiede nell'emozione che suscita in noi.

— Pablo Picasso